Uno dei più grandi doni che la città americana, faccia ai turisti in viaggio a Buffalo, è la vista “oceanica” che si proietta a perdita d’occhio lungo più di 300 km sopra una vasta distesa d’acqua che però mare non è.
Si tratta del Lago Erie, uno dei cinque Grandi Laghi posti a cavallo fra i territori del Canada e degli Stati Uniti d’America. Ma, quel che è ancora più prezioso in questa singolare collocazione di Buffalo, è l’orientamento del lago in direzione ovest.
Sedersi al tramonto lungo uno dei tanti spazi panoramici collocati sulla sua riva, e assistere allo spettacolo del sole che si immerge all’orizzonte, può tranquillamente lasciare l’osservatore nell’illusione di trovarsi davanti alla costa di un oceano; ma negli Stati Uniti orientali non esiste altrove lo scenario urbano di un tramonto sull’acqua: non ce l’hanno Boston, New York e Philadelphia.
E non ce l’ha nemmeno la cugina città di Chicago, pure adagiata sui Grandi Laghi, lasciando così solo a Buffalo, nell’est del Paese, la singolarità del più romantico dei commiati del sole.
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Il Lago Eire
La presenza dell’acqua emerge qui d’altra parte di continuo perché, oltre alla presenza del lago, la città è intersecata da articolate reti fluviali; ma questo è solo uno degli elementi capaci di donare a Buffalo una speciale dimensione urbanistica.
Nel 1804 il progettista Joseph Ellicott elaborò un piano di sviluppo per la città basato su di una planimetria a griglia radiale.
Questo assetto, che si rifaceva al medesimo impianto della neo-capitale Washington, si è sempre più rafforzato nel corso dell’800, ispirandosi anche alla filosofia urbanistica che si affermava intanto a Parigi negli anni del II Impero.
A partire dal 1990 anche la sensibilità dell’architetto Robert G. Shibley ha contribuito ad aggiungere a Buffalo ulteriori singolari qualità.
Davanti alla prospettiva di sviluppare un parco in seno alla città, Shibley ha invece avuto la geniale ispirazione di fare di Buffalo una città in seno a un sistema di parchi; senza che ciò rischi di ridursi a un semplice gioco di parole.
Diversamente dalle città con planimetria “a scacchiera”, una griglia radiale – in cui più arterie stradali si dipartono come raggi dal centro – permette di sviluppare lunghi tappeti verdi adiacenti a ciascuno di questi assi; con la conseguenza di lasciare ai cittadini la reale sensazione di vivere dentro una città-parco. Ed è così che gli abitanti di Buffalo si godono oggi una delle più belle e delle più vivibili città degli Stati Uniti.
Ma tutta la natura acquatica di questa città non si esaurisce nel vasto abbraccio del Lago Erie, e nemmeno nel fiume Buffalo che la taglia trasversalmente attraverso le sue sinuose articolazioni.
In direzione nord, un altro fiume lambisce l’area metropolitana mentre collega il Lago Ontario al Lago Erie; e porta un nome fragoroso, perché genera uno dei più celebri paesaggi al mondo.
Niagra Falls
A meno di mezz’ora d’auto dal centro di Buffalo, lungo il confine col Canada, si stagliano le spettacolari Cascate del Niagara note anche come cascate Horseshoe Falls.
Non tanto rilevanti per il loro salto di “appena” 52 metri, è invece lo scenario complessivo dato dalla vastità e dall’articolazione del fronte d’acqua a renderle uniche; insieme all’imponente portata di circa 168.000 m3 al minuto.
Fortemente radicate nella cultura popolare, le Cascate del Niagara sono le più famose cascate americane e forse del mondo, hanno dato luogo allo sviluppo di due cittadine al di qua e al di là del confine, i cui nomi sono Niagara Falls, Ontario e Niagara Falls, New York.
Sicuramente il successo di questi due centri urbani sta in un ricco indotto economico – fatto di hotellerie, ristorazione, parchi giochi e centri di intrattenimento – che aiuta a richiamare e a trattenere un grande turismo di massa, magari non esattamente allettante per chiunque.
Ma quando dopotutto è la natura a parlare – come la si può ascoltare al cospetto di queste tre cascate – ogni altra considerazione passa decisamente in secondo piano.
Le Cascate del Niagara si possono oggi godere – con un sentimento frammisto di ammirazione, fascino, commozione e sgomento – in tanti modi diversi. Le si possono osservare da più angolazioni panoramiche su questa articolata frazione di territorio; ma la contemplazione dall’alto può essere addirittura estremizzata dai 150 metri della Skylon Tower.
È possibile, inoltre, fare un’escursione in battello in seno al bacino idrografico alla base dei salti. Si parte con le due cascate minori dal versante americano, per poi entrare nel vasto, avvolgente e crosciante abbraccio della grande cascata del versante canadese chiamata “Ferro di cavallo” per la sua forma.
Questo tour acquatico prende il nome di “Maid of the Mist” ed è una tradizione che ha le sue origini nella metà dell’800, ispirandosi alla struggente leggenda d’amore della tribù degli indiani Irochesi dedicata alla fanciulla nota come la “Dama della Nebbia”.
La leggenda di Maid Of The Mist
La leggenda irochese narra che Lelawala fu obbligata dal padre a sposare un uomo che detestava. Lelawala era talmente disperata che perse ogni interesse nella vita.
Così, un giorno, Lelawala salì a bordo della sua canoa e si recò nel bel mezzo del ruggente fiume Niagara. Cantando un inno di morte in onore del dio He-No, la ragazza permise che la canoa fosse catturata dalla corrente impetuosa, e presto Lelawala e la sua barca furono gettate oltre il bordo delle enormi cascate del Niagara.
Tuttavia, invece di trovare il dolce sollievo della morte nelle acque profonde sottostanti, Lelawala fu salvata a metà della discesa da Heno, il dio del tuono. Heno portò Lelawala nella sua casa dietro le cascate, dove lui e suo figlio la curarono rimettendola in forma. Ancora una volta felice e sicura di sé nella sua vita, Lelawala si innamorò e sposò il figlio più giovane di Heno, e insieme la famiglia visse dietro le cascate.
Lelawala aveva un rimpianto nella sua nuova vita: desiderava rivedere le persone del suo passato ancora una volta. Heno un giorno informò la ragazza che un grande serpente stava viaggiando lungo il fiume con l’intenzione di avvelenare le acque in cui beveva la gente di Lelawala. Il suo popolo sarebbe morto e il grande serpente avrebbe banchettato con loro. A Lelawala fu così concesso di avvertire la sua gente e salvarli dal disastro prima di tornare nella sua dimora incantata dietro la cascata.
Il serpente arrivato al villaggio, si infuriò nello scoprire che la gente si era rifugiata altrove. Cercò di trovarli e compiere la sua azione diabolica, ma Heno, alzatosi sull’acqua, lo colpì a morte con un solo fulmine. Purtroppo, il corpo del grande serpente ostruì il flusso del fiume e l’acqua iniziò a precipitare direttamente nella casa di Heno dietro le cascate. Heno fece appena in tempo a salvare Lelawala e la sua famiglia, prima che si compiesse la tragedia e trasferì tutti in cielo. Da qui Lelawala poteva osservare la sua gente ogni giorno, ma non pptè mai più fargli visita.
Dove dormire a Buffalo
Il rientro al Curtiss Hotel, nel pieno centro di Buffalo, equivale all’ingresso nel sontuoso palazzo di una remota civiltà mesopotamica.
Dagli spazi comuni, ai corridoi da percorrere fino all’intimità del proprio alloggio – sono i marmi, i legni, gli ori, gli stucchi, le stoffe e ogni dettaglio del design e degli arredi a trasmettere la solida consapevolezza che ci si prenderà cura di noi in ogni modo e in ogni istante di questo soggiorno.
Le 68 camere di lusso dell’hotel blandiscono l’ospite con ogni dicibile agio, ma si tratta anche di ambienti digitalmente super accessoriati, che arrivano ad offrire perfino comode scrivanie dotate di computer con ampi monitor a schermo piatto: anche un’urgenza lavorativa da risolvere a qualche fuso orario di distanza può diventare così un comodo esercizio da praticare in relax.
Dal centro fitness al centro benessere, munito di terme e piscina, si arriva allo Chez Ami Restaurant – capace di stupire l’ospite di questo hotel con l’eleganza e la maniacale accuratezza di una cucina di ricerca che sa guardare lontano nel mondo: come quando si posa sul proprio tavolo una pizza solare dalla consistenza e dal sapore degni della costiera amalfitana, non senza qualche sorprendente guarnizione!
Cosa vedere a Buffalo
Soggiornare a Buffalo senza dedicare un po’ del proprio tempo ad esplorarla sarebbe un peccato, visto che ci si trova in una delle città più pulite e curate degli Stati Uniti, in cui il solo passeggiare nelle strade può riservare piacevoli sorprese volgendo lo sguardo in giro.
È ciò che accade quando ci si trova in Niagara Square – uno dei centri radiali di Buffalo – e si alzano gli occhi per osservare il Buffalo City Hall: un imponente edificio in stile art deco che ospita il municipio, risalente al 1931.
Chi è sensibile all’architettura può trovare in città numerose altre occasioni di appagamento, come il Guaranty Building. Questo edificio storico è stato costruito a fine ‘800 con la particolarità di essere interamente rivestito in terracotta diffusamente e finemente istoriata.
Anche il celebre architetto americano Frank Lloyd Wright ha disegnato diverse dimore per la città di Buffalo e una di queste, la spettacolare Darwin D. Martin House del 1905, è perfino aperta a visite guidate.
Molte sono le occasioni per cogliere la cifra culturale di Buffalo, ma non dovrebbe mancare una visita alla Albright-Knox Art Gallery, un museo che ospita una eclettica raccolta di opere d’arte di varie epoche storiche in cui abbondano gli artisti francesi.
Cherry Springs State Park
Un’altra escursione fuori porta, particolarmente indicata per chi coltiva la passione dell’astronomia, è offerta dal Cherry Springs State Park, un sito ufficialmente accreditato dall’organizzazione di settore statunitense International Dark-Sky Association (IDA) e immerso in una incontaminata area forestale della vicina Pennsylvania.
A due ore e mezza d’auto dal Curtiss Hotel, questo parco delle stelle si presenta tanto rispettoso della natura circostante quanto attrezzatissimo allo scopo per cui è stato creato. A 700 metri di altitudine il parco offre tre distinte aree di stazionamento: un’area camping, un’area per visitatori occasionali e una terza area per osservatori almeno semi-professionali – per le regole un po’ più stringenti da osservare in questo caso a vantaggio della qualità dell’osservazione.
Sono qui presenti anche dei telescopi a installazione fissa ricoperti da cupole protettive. Con posti a sedere e rigorosi orari di inizio per le osservazioni guidate, qui lo spettacolo è assicurato: visioni ravvicinate dei pianeti Giove e Saturno ed esame accurato di diverse costellazioni.
Ma arriva anche la visione prodigiosa della Galassia Vortice che, a 30 milioni di anni luce dalla terra, è straordinariamente osservabile al telescopio in tutte le screziature dei bracci rossi in cui si snoda la sua spirale; una vera visione ipnotica che rende notoriamente difficile staccare infine lo sguardo da questo oggetto celeste.
Anche la Via Lattea è un’altra cosa osservata da qui, nei distinguibili chiaroscuri dovuti alle chiazze d’ombra che drammatizzano il disco galattico nelle notti migliori.
Per ottimizzare una simile esperienza, sarà bene valutare le condizioni meteorologiche più favorevoli, la scarsa luminosità della luna e la disponibilità di un abbigliamento adeguato al rigore notturno (anche d’estate).
Ma, ai primi chiarori del giorno, sarà pure consigliabile concedersi un paio d’ore di sonno in auto prima di rimettersi in viaggio, a meno di non essersi organizzati con un autista che ci riaccompagnerà in tutta sicurezza.
Il momento della partenza sarà infine accompagnato da un sentimento di vivo desiderio, e ciò si spiega se si guarda all’etimologia di origine latina di questa parola.
Se il prefisso “de” significa infatti mancanza, il plurale “sidera” significa a sua volta stelle.
La “mancanza delle stelle”, messe in fuga dall’alba, è proprio ciò che coincide col desiderio di ripartire verso Buffalo.
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